Quando tira una brutta aria, una discreta fetta di umanità sembra applicare la resilienza
al negativo e offrirci una rivisitazione in chiave moderna dell'Homo homini lupus approfondito da
Hobbes.
Disoccupazione ai
nuovi livelli record (12,7% a novembre 2013; 0, 2 % in più rispetto a
ottobre), un settore industriale agonizzante, consumi fermi (grazie, IVA al
22%!), ragazzi che hanno abbandonato qualsiasi aspirazione o speranza per il
futuro.
Cosa fa un disoccupato? Accende il PC e passa in rassegna i
numerosi portali di annunci di lavoro.
Bene, analizziamoli insieme. Non farò riferimenti espliciti,
mi limiterò a descriverne i meccanismi.
Ce ne sono così tanti che digitando su un motore di ricerca
una professione – es. piastrellista – spuntano da sé, noncuranti del fatto che
la nostra ricerca sia orientata verso un professionista di cui abbiamo bisogno
per un servizio.
E qui cominciano le promesse: "75 offerte di lavoro
piastrellista; trovare lavoro come piastrellista non è mai stato così
facile!"; "affrettati, ultimi 5 posti disponibili!" Come sono
fortunato! Click
La pagina esordisce sottoforma di popup con un alert che
promette di avvisare al volo, via mail, per ogni nuovo annuncio inerente alla
mia ricerca. Primo scivolone: il web è ghiotto di indirizzi email, che al
cospetto dei cookies dei siti partner che foraggiano i nostri benefattori del
lavoro con la pubblicità sono uno scherzo. Parlo di cookies che memorizzano le
preferenze dell'utente per indirizzargli messaggi promozionali "su
misura" identificando il suo indirizzo IP. Senza lesinare, di tanto in
tanto, una mail di propaganda per un rutilante corso o evento imperdibile.
La disperata ricerca di lavoro quanto frutta ai siti di
annunci?
Un indizio l'avete appena letto. Un secondo colpo di scena
balza in prima pagina: gli annunci
sponsorizzati. Mica pochi: in media 5 su 15 a pagina. L'inserzionista
guadagna ogni volta che un utente ci clicca, il sito ospitante idem. Immaginate
la mole di visitatori, oggi, sui siti di annunci di lavoro. Che business!
Tanta attenzione ai ricavi quanto poca attenzione alla
pertinenza delle ricerche: molti risultati sono pubblicità di corsi, altri sono
datati, altri ancora virano su criteri diversi da quelli impostati.
In sintesi, in una giornata di ricerche ci si ritrova con un
pugno di mosche, ma schedati a dovere da compagnie pubblicitarie e bombardati
di promozioni dai titoli intriganti. Click,
click, click, abbiamo dato il nostro contributo economico ai geni del
"trovalavoro".
Jobrapido ha dichiarato 24 milioni di fatturato nel
2011. Infojobs Italia riporta un range di fatturato tra 3.000.000 e 6.000.000
Euro, aumentato del 47.77% rispetto al 2009. Figuriamoci le cifre di oggi.
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