martedì 21 gennaio 2014

Chi guadagna sul lavoro che non c'è. Atto primo: i siti di annunci di lavoro



Quando tira una brutta aria, una discreta fetta di umanità sembra applicare la resilienza al negativo e offrirci una rivisitazione in chiave moderna dell'Homo homini lupus approfondito da Hobbes.
Disoccupazione ai nuovi livelli record (12,7% a novembre 2013; 0, 2 % in più rispetto a ottobre), un settore industriale agonizzante, consumi fermi (grazie, IVA al 22%!), ragazzi che hanno abbandonato qualsiasi aspirazione o speranza per il futuro.


Cosa fa un disoccupato? Accende il PC e passa in rassegna i numerosi portali di annunci di lavoro.
Bene, analizziamoli insieme. Non farò riferimenti espliciti, mi limiterò a descriverne i meccanismi.
Ce ne sono così tanti che digitando su un motore di ricerca una professione – es. piastrellista – spuntano da sé, noncuranti del fatto che la nostra ricerca sia orientata verso un professionista di cui abbiamo bisogno per un servizio.
E qui cominciano le promesse: "75 offerte di lavoro piastrellista; trovare lavoro come piastrellista non è mai stato così facile!"; "affrettati, ultimi 5 posti disponibili!" Come sono fortunato! Click
La pagina esordisce sottoforma di popup con un alert che promette di avvisare al volo, via mail, per ogni nuovo annuncio inerente alla mia ricerca. Primo scivolone: il web è ghiotto di indirizzi email, che al cospetto dei cookies dei siti partner che foraggiano i nostri benefattori del lavoro con la pubblicità sono uno scherzo. Parlo di cookies che memorizzano le preferenze dell'utente per indirizzargli messaggi promozionali "su misura" identificando il suo indirizzo IP. Senza lesinare, di tanto in tanto, una mail di propaganda per un rutilante corso o evento imperdibile.
La disperata ricerca di lavoro quanto frutta ai siti di annunci?
Un indizio l'avete appena letto. Un secondo colpo di scena balza in prima pagina: gli annunci sponsorizzati. Mica pochi: in media 5 su 15 a pagina. L'inserzionista guadagna ogni volta che un utente ci clicca, il sito ospitante idem. Immaginate la mole di visitatori, oggi, sui siti di annunci di lavoro. Che business!
Tanta attenzione ai ricavi quanto poca attenzione alla pertinenza delle ricerche: molti risultati sono pubblicità di corsi, altri sono datati, altri ancora virano su criteri diversi da quelli impostati.
In sintesi, in una giornata di ricerche ci si ritrova con un pugno di mosche, ma schedati a dovere da compagnie pubblicitarie e bombardati di promozioni dai titoli intriganti. Click, click, click, abbiamo dato il nostro contributo economico ai geni del "trovalavoro".
Jobrapido ha dichiarato 24 milioni di fatturato nel 2011. Infojobs Italia riporta un range di fatturato tra 3.000.000 e 6.000.000 Euro, aumentato del 47.77% rispetto al 2009. Figuriamoci le cifre di oggi.

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