martedì 4 marzo 2014

Cerchi nuove collaborazioni? Paga!



l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro (a pagamento)

Di recente ho fatto una scoperta che merita un articolo, e soprattutto merita di essere discussa.
Molti freelancers come me cercano nuove opportunità di collaborazione in rete, su piattaforme a tema (giornalismo, copywriting, SEO). L'iscrizione offre la possibilità di inserire un profilo con relativo portfolio e di far incontrare domanda e offerta di incarichi nel settore.
Fin qui, tutto bene. I furbacchioni – quasi tutti – permettono un'iscrizione gratuita, sì, ma per leggere le offerte di lavoro devi pagare. Oppure, variante più sofisticata, devi pagare per farti trovare da un head hunter (che brutta etichetta, mi evoca un uomo col fucile) o persino sapere chi ha consultato il tuo profilo. Il non plus ultra è vedersi arrivare nella casella di posta elettronica decine di annunci, cliccarci e... “Abbonati per accedere alle offerte”. Ma chi vi ha chiesto di inviarmele, allora? Eh, “ma qui trovi solo annunci di incarichi retribuiti”. Già, dimenticavo, va di moda far lavorare i freelancers gratis.
photo by www.BackgroundNow.com

E si spalanca un orizzonte di scenari al limite del legale. La nostra cara Costituzione esordisce dichiarando che l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, quindi dubito che un diritto possa diventare oggetto di lucro da parte di chi millanta di favorire il recruiting. Non sussiste neppure l'argomentazione di offrire un servizio a difesa dell'una o dell'altra parte, dato che i suddetti portali mettono bene in evidenza il disclaimer “XXX non si assume responsabilità per il contenuto degli annunci pubblicati”. Quindi su cosa si eroga un servizio?
La ragion di esistere dei portali di offerte a pagamento è il pagamento dell'abbonamento. Bel giro d'affari, coi tempi che corrono.
Smettiamo di gonfiare le tasche altrui per cercare incarichi onesti e cominciamo a contare solo su noi stessi: un bel sito web dove presentarci con professionalità, un portfolio ben fatto, una adeguata comunicazione sui social e sui blog. In attesa che la riforma del lavoro fermi chi specula su di noi.

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